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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-31

Scagliola: "Il nucleare darà lavoro. La competenza deve essere solo dello Stato"

L’Italia si appresta a tornare al nucleare. Perché lei ritiene che sia conveniente per il Paese?

Perché paghiamo l’energia elettrica il 30% in più della media europea e il 50% in più della Francia, che ricava dal nucleare il 70% della propria elettricità.

Perché dobbiamo ridurre la dipendenza dall’estero, mentre oggi importiamo l’85% dell’energia che consumiamo. Perché il nucleare è tra le fonti energetiche più sicure. Perché

Vendola: "Nucleare? Per aprire i cantieri in Puglia dovranno mandarci l'esercito"

ENERGIA

No della Campania alle centrali nucleari

Il divieto nella Finanziaria regionale.

Il Pdl insorge: ricorreremo alla Consulta.

Più ampio il fronte del rifiuto: la norma ricalca quella varata dalla Puglia

NUCLEARE REGIONI IN RIVOLTA NUCLEARE, E LE SCORIE ?

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

Caro Ministro, secondo Lei l'Uranio per i reattori ce lo regaleranno, o saremo succubi di una dipendenza maggiore di quella del Petrolio, che vede un sul mercato un numero di offerte molto maggiore rispetto a quello ristretto dell'Uranio?

Ed il problema delle scorie, chi vorrà custodirle impegnandosi per decina di migliaia di anni, e quanto maggiore è il costo di magazzinaggio rispetto a quello pressochè nullo del Petrolio ?

Ed il costo dei resti delle centrali nucleari quanto è maggiore rispetto a quello delle raffinerie ?

E gli investimenti nel Nucleare, maggiorato del costo di acquisto dell'Uranio, quante decine di volteè maggiore di quello del petrolio o delle energie rinnovabili ?

In aggiunta a quanto dichiarato dal Governatore Vendola, è molto più semplice fare un referendum sul Nucleare, anzi già nella lotta politica per le Elezioni Regionali si vedrà come la pensa la Popolazione della Puglia, ma anche quella di altre Regioni.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

AVVENIRE

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2010-01-04

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-01-04

 

 

REPUBBLICA

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2010-01-04

ENERGIA

No della Campania

alle centrali nucleari

Il divieto nella Finanziaria regionale. Il Pdl insorge: ricorreremo alla Consulta. Più ampio il fronte del rifiuto: la norma ricalca quella varata dalla Puglia di ROBERTO FUCCILLO

NAPOLI - Anche la Campania alza il suo muro contro gli impianti nucleari rilanciati dal ministro Claudio Scajola. La Regione governata da Antonio Bassolino ha provveduto a inserire il suo "no, grazie" all'interno di una manovra finanziaria di bilancio votata a fine anno. Nel testo si stabilisce che "in assenza di intese con lo Stato in merito alla loro localizzazione", il territorio campano viene precluso a impianti di produzione di energia nucleare, ma anche di fabbricazione e stoccaggio di combustibile nucleare, nonché a depositi di materiali radioattivi".

In attesa che i siti vengano definiti, la Campania dichiara dunque off-limits il nucleare, in tutte le sue versioni. Anche se dalle tante voci ufficiose non era emersa finora l'ipotesi di un sito in Campania, fatta eccezione forse per la tentazione di utilizzare la dismessa centrale di Sessa Aurunca sul Garigliano come deposito. La norma ricalca quasi letteralmente quella varata circa un mese fa dalla Puglia di Nichi Vendola. E si aggiunge alla battaglia già intrapresa da altre Regioni con il ricorso avanzato alla Corte costituzionale contro il piano energetico nazionale. Proprio quel piano diventa ora il terreno di battaglia, dato che è lì che si individua il carattere strategico degli impianti e quindi anche la competenza dello Stato centrale.

Non a caso, passato il capodanno, in Campania è scoppiata immediata le polemica da parte di esponenti del Pdl. Il fuoco alle polveri lo ha dato il consigliere regionale Fulvio Martusciello: "È un polverone su una materia non delegabile alle regioni. Abbiamo già provveduto a segnalare l'incostituzionalità al ministro competente. La verità è che c'è chi vorrebbe una Campania anni '50". È d'accordo Franco D'Ercole, leader dell'opposizione in Consiglio regionale: "Quella parte della Finanziaria potrebbe essere impugnata dal governo in quanto il nucleare risponde ad una scelta strategica nazionale che è sottratta alla competenza regionale. Noi non diciamo che in Campania debbano necessariamente farsi le centrali, ma affermare il principio che la Campania non può autorizzare l'installazione di centrali nucleari può comportare il rischio di rimanere a secco di energia".

Si profila dunque un braccio di ferro sul nucleare presso la Consulta. I partiti del centrosinistra campano comunque difendono la norma. Nicola Marrazzo di Italia dei valori non ha dubbi: "Abbiamo salvato la Campania da un piano scellerato. Ora il governo deve concordare le sue scelte con la Regione". Tonino Scala di Sinistra e Libertà sancisce che "il piano di Scajola è inapplicabile". E la notizia viene accolta con favore da Alfiero Grandi, presidente del "comitato per le energie rinnovabili-no al nucleare". Grandi rileva che "ben 13 Regioni hanno già fatto ricorso alla Corte Costituzionale e molte hanno adottato atti che concordano ad escludere il nucleare nel loro territorio. Purtroppo ancora troppo poco si è capito che il Governo ha fatto approvare una legge che non solo è uno schiaffo al referendum del 1987 ma prevede una procedura autoritaria e impositiva". Il che fa augurare a Grandi che "nelle prossime elezioni regionali la questione nucleare venga affrontata esplicitamente".

© Riproduzione riservata (4 gennaio 2010)

 

 

 

L'UNITA'

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2010-01-31

"Il nucleare darà lavoro. La competenza deve essere solo dello Stato"

di Roberto Rossitutti gli articoli dell'autore

L’Italia si appresta a tornare al nucleare. Perché lei ritiene che sia conveniente per il Paese?

Perché paghiamo l’energia elettrica il 30% in più della media europea e il 50% in più della Francia, che ricava dal nucleare il 70% della propria elettricità. Perché dobbiamo ridurre la dipendenza dall’estero, mentre oggi importiamo l’85% dell’energia che consumiamo. Perché il nucleare è tra le fonti energetiche più sicure. Perché dobbiamo affrontare la sfida del cambiamento climatico e il nucleare non emette gas serra: per questo anche esponenti del centrosinistra preoccupati per la salute e per l’ambiente, come Umberto Veronesi e Chicco Testa, lo ritengono necessario. Nel mondo ci sono 439 reattori in funzione, che generano il 16% dell’energia elettrica globale, 53 centrali sono in costruzione e oltre 60 in progettazione, perché tutti i grandi Paesi stanno investendo sul nucleare. Solo noi ne siamo usciti col referendum dell’87 che ci è costato oltre 50 miliardi di euro. E continua a costarci caro: ci sono molte imprese che non sono più in grado di sopportare l’eccessivo costo dell’energia elettrica in Italia. Stiamo facendo i salti mortali per tentare di convincere a restare nel nostro Paese la multinazionale statunitense dell’alluminio Alcoa che impiega duemila persone in Sardegna e Veneto. Se avessimo una quota di energia nucleare non avremmo questi problemi, i posti di lavoro sarebbero tutelati e potremmo eliminare uno dei fattori più importanti che riducono la competitività del Paese.

Secondo un recente rapporto di Citigroup il costo di ciascun reattore nucleare è tra i 5 miliardi di euro (se non ci sono ritardi e tutto va bene) e i 6 miliardi di euro (se ci sono ritardi di due anni). L’Enel Nel 2008 dichiarava che un reattore costa 3-3,5 miliardi di euro e oggi dichiara costi per 4-4,5 miliardi di euro a reattore. Areva ha dichiarato che i costi di Olkiluoto li dichiarerà solo alla fine della costruzione. Quanto si spenderà per ogni singolo reattore in Italia?

Con la Legge Sviluppo da me presentata e approvata dal Parlamento a fine luglio, abbiamo riaperto la possibilità di realizzare centrali nucleari in Italia. Ma poi le centrali le costruiranno e le finanzieranno le imprese energetiche. Se non è conveniente farlo non lo faranno, nessuno le obbliga. Ma è evidente che non è così, perché le centrali nucleari sono già convenienti con il petrolio a 55-60 dollari al barile, mentre oggi il petrolio oscilla tra i 70 e gli 80 dollari ed è destinato ad aumentare ancora man mano che la ripresa economica si rafforzerà. Quello di Olkiluoto è il primo reattore Epr in costruzione, quasi un prototipo. Quando cominceremo a costruirli noi, saranno già collaudati.

Enel ha detto che sarà un grande affare italiano. Il 70% delle commesse resteranno nel nostro Paese. Ma la tecnologia è tutta francese, a partire dai brevetti, e come ha dimostrato il caso finlandese saranno proprio le società francesi a gestire la maggior parte dei lavori. Non pensa che sarà soprattutto un affare che non ci riguarda?

È francese la tecnologia del reattore, che rappresenta il 30% dei costi di una centrale. Il resto è costituito da impiantistica e lavori edili, nei quali le nostre imprese sono molto forti e già forniscono componenti per il nucleare all’estero. Del resto, Enel sta costruendo con Edf due centrali in Francia e ne costruirà altre in Paesi terzi. Inoltre, l’Italia potrebbe ricostruire eccellenze su alcuni aspetti correlati allo sviluppo del nucleare, anche senza essere attiva sull’intera filiera. Per soddisfare tutte le richieste di forniture per la realizzazione del nucleare nel mondo, le aziende italiane potranno poi accreditarsi e partecipare anche ad iniziative all’estero, in partnership con aziende straniere. Al recente incontro organizzato in Confindustria sulla ripresa del nucleare erano presenti 470 imprese italiane.

Visto l’alto indebitamento di Enel (intorno ai 50 miliardi) come potrà sostenere il costo finanziario dell’operazione?

Enel è una società quotata e ha piena autonomia gestionale. Se nel mondo ci sono 53 centrali in costruzione e oltre 60 in progettazione, debbo pensare che l’energia nucleare sia economicamente conveniente. E se è conveniente è finanziabile, anche se si configura come un investimento ad alta intensità di capitale. E ci sono altre imprese interessate a costruire centrali in Italia.

Se negli Usa dove l'industria nucleare è nata e tuttora è un settore forte l'amministrazione Bush ha dovuto introdurre incentivi statali a favore del nucleare, come pensa Enel di tornarci senza fondi pubblici?

Nessuna delle imprese energetiche interessate a costruire centrali ha avanzato richieste di sussidi allo Stato.

Quanti soldi saranno a carico dello Stato?

Non sono previsti soldi a carico dello Stato, se non i pochi milioni necessari al funzionamento dell’Agenzia di sicurezza nucleare. Bisogna comprendere bene che lo sviluppo del nucleare in Italia avverrà con le regole del mercato: le competenze dello Stato sono di tipo legislativo, normativo e autorizzativo; non di partecipazione industriale e finanziaria alle iniziative.

Sempre negli Stati Uniti Bush ha introdotto forti incentivi già dal 2005 e ancora 5 anni dopo non è stato aperto nessun cantiere. Perché?

Io so che in Usa ci sono 18 centrali in corso di avanzata autorizzazione, che si aggiungeranno alle 104 già in funzione in Usa e so che l’"economia verde" del Presidente Obama e del suo ministro dell’Energia, il Premio Nobel Stephen Chu, prevede un forte impulso alle fonti rinnovabili, ma anche al nucleare.

C'è ancora molta incertezza su quanto pagheremo alla fine l'energia. Il Governo dice 40 euro ogni mille kilowattora, ma Citigroup ritiene che il suo prezzo salirà oltre i 70 euro. Quanto la pagheremo in Italia?

Le centrali nucleari hanno un alto costo di investimento iniziale ma poi producono energia elettrica a prezzi inferiori alle altre fonti, compreso il carbone. E non inquinano. Ricordo che dal 2012 pagheremo fortissime multe, fino a un miliardo di euro l’anno, se non riusciremo a ridurre le emissioni di gas serra entro i limiti fissati dall’Unione europea. E questo aumenta ulteriormente la convenienza relativa del nucleare. È difficile dire oggi quale sarà il prezzo dell’energia nel 2020, quando inizierà la produzione dei primi impianti nucleari. Si consideri, per quanto riguarda i costi variabili, che una variazione del 100% del prezzo del gas, che è collegato al petrolio, incide per il 70% sulla variazione del costo di generazione di una centrale a ciclo combinato, mentre una variazione del 100% del prezzo dell’uranio incide per meno del 10% sul costo di generazione di un impianto nucleare. Per quanto riguarda i costi fissi che incidono sul prezzo finale, è importante realizzare le centrali in tempi brevi, per rispettare le previsioni di prezzo più favorevoli.

Molte Regioni si stanno mobilitando. Avete in mente di coinvolgerle? Se sì in che modo?

Lo schema di decreto sul nucleare in esame presso le Commissioni parlamentari prevede che la Conferenza Stato-Regioni partecipi alla definizione dei criteri che dovranno avere i territori per poter ospitare una centrale. Poi, quando le imprese chiederanno le autorizzazioni per costruire una centrale, le Regioni saranno coinvolte nel processo autorizzativo. Non solo: secondo il decreto è previsto anche che presso i territori che abbiano un sito idoneo per la realizzazione di un impianto nucleare, sia istituito un "Comitato di confronto e trasparenza". Tale Comitato garantirà alla popolazione l’informazione, il monitoraggio ed il confronto pubblico sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull’esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente. Mi pare che il no di diverse Regioni sia pregiudiziale ed ideologico e risponda più alle esigenze della campagna elettorale che a quelle del Paese.

Enel dice che bisogna modificare il titolo V della Costituzione in materia di politica energetica, qual è la sua opinione?

Oggi c’è una competenza concorrente che crea notevoli ostacoli, non tanto nel nucleare, quanto nella realizzazione delle grandi infrastrutture e delle reti elettriche: ci sono opere energetiche fondamentali che sono state bloccate per anni dal mancato assenso di un Comune o di una Regione. Credo anch’io che l’energia debba tornare nella competenza dello Stato perché è un interesse strategico come la politica estera o la politica di difesa.

Le amministrazioni locali di Montalto di Castro, Caorso, e Trino, tre dei luoghi individuati per la costruzioni delle nuove centrali, hanno già fatto sapere che si mobiliteranno. Non teme una rivolta come quella di Scanzano Ionico?

Non c’è alcun luogo individuato per la costruzione delle nuove centrali. Come le ho detto, il decreto definisce le caratteristiche dei siti e prevede che l’Agenzia per la sicurezza nucleare definisca i requisiti che dovranno avere i territori. Dopo di che, le imprese chiederanno le autorizzazioni per costruire una centrale e da lì inizierà l’iter autorizzativo.

I Comuni interessati dicono di aver visto tecnici Enel fare sopralluoghi.Può smentire che siano questi i siti scelti per la realizzazione delle centrali?

Non essendoci ancora i requisiti, non possono esserci siti già scelti. Dopo di ché, tutti sono ovviamente liberi di fare i sopralluoghi che vogliono.

Rivedrete il sistema degli incentivi per i Comuni, magari ampliandolo?

Il decreto sul nucleare in esame presso le Commissioni parlamentari prevede già diverse misure incentivanti per i territori interessati. È opportuno chiarire che tali incentivi sono da considerare come un elemento in più da tenere in considerazione per assicurare ricadute positive per i territori interessati.

La gestione delle scorie del vecchio nucleare italiano pesa per 400 milioni di euro sull'attuale bolletta energetica. Come verranno coperti i costi di smantellamento dei reattori a fine vita e smaltimento delle scorie radioattive?

Secondo il decreto nucleare, i costi di smantellamento dei futuri reattori e di smaltimento delle scorie saranno a carico delle imprese che realizzeranno le centrali.

Dopo 15 anni e 8 miliardi di dollari è stato chiuso con insuccesso il deposito geologico per le scorie nucleari americane di Yucca Mountain. Dopo 60 anni non c'è ancora una soluzione al tema della gestione di lungo termine delle scorie. Quali sono le certezze per l'Italia di risolvere il problema?

Sono soluzioni che richiedono tempi lunghi perché servono studi approfonditi e sperimentazioni. Per esempio, in Svezia e Finlandia è stato scelto un sito geologico per lo smaltimento definitivo del combustibile irraggiato dopo molti anni di indagini. Noi abbiamo previsto la realizzazione di un deposito nazionale che sarà progettato e gestito da Sogin, che già si occupa dei rifiuti esistenti. Non si può escludere che con lo sviluppo delle tecnologie almeno una parte delle attuali scorie possa essere riutilizzata come combustibile delle future centrali. In ogni caso, è bene sapere che una centrale Epr produce pochi metri cubi l’anno di scorie.

31 gennaio 2010

 

 

 

Vendola: "Nucleare? Per aprire i cantieri in Puglia dovranno mandarci l'esercito"

"Dovranno far venire l'esercito in Puglia per immaginare di aprire un solo cantiere di centrali nucleari". Lo ha detto il presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ospite oggi di "in 1/2h" di Lucia Annunciata, su Raitre. "Sul nucleare - ha detto Vendola - il dibattito è coperto, ma devono sapere che per noi il nucleare è il contrario di quello che la Puglia sta facendo". Di concreto sulla questione nucleare - ha aggiunto il governatore - "ci sono le carte dell'Enea che da 50 anni dicono che: o si riaprono le vecchie centrali nucleari di Trino Vercellese, Caorso e Montalto di Castro, oppure le nuove localizzazioni si possono fare soltanto in Puglia, per la bassa sismicità e per le caratteristiche orografiche e geomorfologiche del territorio, soprattutto quello salentino". Tra i potenziali siti individuati dal governo, e tenuti rigorosamente "coperti", ce n'è anche uno in Puglia, tra Brindisi e Ostuni.

Durante la trasmissione, Vendola ha anche ribadito la netta contarietà di Sinistra e libertà alla candidatura, avanzata dal Pd, di Vincezo De Luca come governatore della Campania. "Se le forze politiche campane che sono a sinistra del Pd considerano tutte non ricevibile la proposta di De Luca, quello che saggiamente bisognerebbe fare è tornare ad un tavolo politico per ragionare anche di personalità della società civile", ha detto Vendola. "De Luca - ha detto Vendola - ha una concezione, non solo dell'amministrazione della cosa pubblica, ma anche della vita civile in generale che produce disagio in chi è di sinistra. Le sue affermazioni da sindaco-sceriffo sono più idonee ad un sindaco padano che a uno del centrosinistra, quindi il disagio è grande. Non è che possiamo immaginare una forzatura o di chiudere la sofferenza in un barattolo". "Nell'epoca in cui accadono fatti come quello di Rosarno - ha concluso Vendola - l'uso delle parole è molto importante, e le parole che adopera De Luca in tema di immigrazione lasciano molto sconcertati tanti come me".

Vendola ha anche ribadito che lui "non odia Berlusconi: "L'odio appanna la vista, non ci consente di vedere con chiarezza le radici del fenomeno del berlusconismo, talmente forte che ha invaso i territori del centrosinistra, anche noi ci siamo un pò berlusconizzati". E a proposito di craxi ha detto: "La questione morale, quando si nutre della ricerca di capri espiatori o di gogne mediatiche, non ci consente di andare alla radice dell'immoralità della vita pubblica. Non è il craxismo l'unico fenomeno che ha incrociato la questione morale. Tutte le varianti della vita politica italiana sono state aspramente interrogate dalla questione morale".

Il governatore pugliese ha risposto anche a una serie di domande sul Pd. Giudizio positivo sui leader, un pò meno sull'identità del partito. "Penso che la discussione sul profilo strategico del Pd -ha detto- sia ancora tutta da fare. Nel dibattito congressuale del Pd ho sentito riecheggiare toni aspri e una vis polemica notevole ma non sempre ho capito quale fosse l'oggetto della contesa". Poi le 'pagellè dei segretari: "Bersani è un dirigente autorevole, persona molto intelligente che spero riempa di contenuti la parola 'alternativà, che lui stesso a tirato fuori. Alternativa significa aver aperto un cantiere, che ora bisogna dotare di strumenti di lavoro, mettendoci dentro gente a lavorare". "Franceschini è un grande combattente, una persona molto generosa". Infine Veltroni che, ha concluso Vendola, "ha rappresentato cose molto positive nella scena politica, ha aperto le porte della politica a temi 'non politicì e mi riferisco, ad esempio, alla cultura. Mentre il Veltroni leader del Pd ha avuto posizioni che io ho molto criticato".

31 gennaio 2010

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